I
Inver la verità fu così forte,
da frantumar qualunque sortilegio!
E come buon marito con consorte
a lei concede ogni privilegio,
così i tre a grazia li ebbe Morte,
e libertà per lor fu il miglior pregio!
Poi si dissero talmente tante scuse,
che concessero il perdono anche le Muse.
II
Dopo fu noioso il loro viaggio
tra aspri colli ed umide paludi,
nemmeno na visione o un bel miraggio
soltanto alberi spogli e ancora crudi!
Sole diè di sé assai magro assaggio
e di sicuro pe' speranza erano nudi.
Ma si sa che Destin sempre ci guarda,
e si imbatteron in leggenda Longobarda.
III
Dentro 'a palude v'era un noce,
alto come più di cento ommini!
E sopra esso, per aspetto atroce,
na serpe ch'avea per occhi furmini!
E credeteme, rimarreste senza voce,
e 'nvochereste tosto aiuto Domini.
Ma grandezza e crudeltà son poca cosa,
se non fosse che di Giano ella è la sposa.
IV
Mentre uno dei cervelli stava immerso,
l'altro con viltà fissava er Cielo!
E 'l corpo che dai flutti restò emerso
e che al noce poverin facea da velo,
riflettea dei color dell'universo!
Ma nei cori, inver lasciava gelo.
Mirante era però ormai rinsavito!
E a chiunque avrebbe dato il benservito.
V
Ma prima che Ripete speronasse,
'a dea pagana emise sibilo vibrante!
Lasciò poi che vento via 'o trasportasse
fino agli eroi, dove fu suono ammaliante,
lasciò poi che ipnosi li acchiappasse
e parlò come farebbe comandante:
“non dissturbate la mia ssfida con il Ssole,
in quessto luogo non sservono parole.”
VI
Il serpentone, permettetemi, ha ragione!
Degli uomini non han cura gli dei,
ma questo nun ve crei disperazione!
Dovremmo essere tutti epicurei,
coi piani der Destin consolazione.
Ma c'è na cosa davvero che vorrei:
che l'omo nun morisse per il credo,
ma solo quando Vecchiaia dà 'l congedo.
VII
Ripartiron ora senza dire niente,
ma una cosa l'avevano ottenuta:
la dea j'aveva aperto ora la mente
e la via più non era sconosciuta!
Daa palude usciron poi velocemente
finalmente con paur der cor sparuta.
E in meno di due giorni di cammino,
se ritrovaro co l'azzuro mar vicino.
VIII
Il nostro povero scudiero era turbato
poiché da tempo non rivedeva il mare,
luogo temuto, e così in passato amato
ma adesso nun smetteva di tremare!
Sembrava infante dar buoi terrorizzato,
oppur amante rinnegato nell'amare.
Caro lettore, la vita può far male,
non si può far sempre finta che è normale.
IX
Il nostro eroe ormai tanto affezionato,
chiese ar ragazzo il motivo del dolore
per capir se potea esse consolato!
Quello rispose, mettendo in mano il core:
“Mio signore, per gentilezza sia lodato!
Ma è come rincontrar lo primo amore,
'a testa tira indietro, er cor ti spinge
mentre annima d'Amor e Odio si tinge.”
X
Mirante allor da buon consolatore,
decise di tornar a casa in nave!
Il porto era distante poche ore
ed un viaggio sarebbe stato chiave!
Non importa se su veliero o monitore,
il dolor di suo scudier troppo era grave!
E poi, d'avventure era ormai sazio,
non star insieme a Durcinea era ormai strazio.
"Il Memorabile Mirante": Codice ISBN 9788892313118